ABBAS KARIMI, “SONO RIUSCITO A SUPERARE LE AVVERSITA’ "
Il nuotatore olimpico Abbas Karimi sa fin troppo bene cosa significa la parola “avversità” dato che è nato senza le braccia in Afghanistan e ha dovuto vivere in numerosi campi profughi. Questa è una storia di trionfo e la prova che, se lavori duramente, tutto è possibile.
Qualche giorno fa ho partecipato a un’esperienza online con Abbas Karimi, membro della Squadra Paralimpica Rifugiati. Abbas è un ragazzo di 24 anni nato a Kabul, Afghanistan. Nato senza braccia, ha dovuto affrontare molte difficoltà nella sua vita, incluso dover fuggire dal proprio Paese e l’aver vissuto in numerosi campi profughi. La sua disabilità e le avversità che ha dovuto affrontare non gli hanno impedito di realizzare il suo sogno di diventare un nuotatore professionista.
Quando Abbas è nato, i suoi genitori erano un po’ preoccupati perché il bambino era senza braccia. La famiglia ha dovuto occuparsi totalmente di Abbas fino ai suoi cinque o sei anni, crescendolo, tuttavia, come un bambino “normale”. Ancora piccolo, Abbas ha imparato a usare i piedi per lavarsi, mangiare e prendersi cura di sé.
Nonostante questo, la sua vita non era semplice. Abbas era vittima dei bulli e la gente al di fuori della famiglia lo prendeva in giro, inclusi molti bambini della sua età. Egli si è ritrovato coinvolto in vari guai e risse, combattendo contro chi lo prendeva in giro e difendendosi. Un giorno, si è tuffato nel fiume e ha sviluppato un interesse per l’acqua.
Quando Abbas aveva quindici anni, la sua famiglia gli disse che avrebbe dovuto sposarsi e avere dei figli, così questi si sarebbero presi cura di lui, ma il matrimonio non c’è mai stato. Il nuoto era il focus di Abbas. Il ragazzo trascorreva le giornate frequentando la scuola e allenandosi in piscina. Voleva portare il nuoto al livello successivo. L’Afghanistan, però, non era un Paese sicuro. La gente poteva essere uccisa o ferita ovunque e, “Se non ti senti sicuro, non hai un futuro.”
Quando Abbas è nato, i suoi genitori erano un po’ preoccupati perché il bambino era senza braccia. La famiglia ha dovuto occuparsi totalmente di Abbas fino ai suoi cinque o sei anni, crescendolo, tuttavia, come un bambino “normale”. Ancora piccolo, Abbas ha imparato a usare i piedi per lavarsi, mangiare e prendersi cura di sé.
Nonostante questo, la sua vita non era semplice. Abbas era vittima dei bulli e la gente al di fuori della famiglia lo prendeva in giro, inclusi molti bambini della sua età. Egli si è ritrovato coinvolto in vari guai e risse, combattendo contro chi lo prendeva in giro e difendendosi. Un giorno, si è tuffato nel fiume e ha sviluppato un interesse per l’acqua.
Quando Abbas aveva quindici anni, la sua famiglia gli disse che avrebbe dovuto sposarsi e avere dei figli, così questi si sarebbero presi cura di lui, ma il matrimonio non c’è mai stato. Il nuoto era il focus di Abbas. Il ragazzo trascorreva le giornate frequentando la scuola e allenandosi in piscina. Voleva portare il nuoto al livello successivo. L’Afghanistan, però, non era un Paese sicuro. La gente poteva essere uccisa o ferita ovunque e, “Se non ti senti sicuro, non hai un futuro.”
Desiderando di essere più di un “ragazzo senza braccia”, Abbas ha deciso di lasciare l’Afghanistan. È stata una decisione difficile ma necessaria. Il fratello ha fatto in modo che Abbas potesse lasciare il Paese e così il ragazzo è partito da solo e ha raggiunto l’Iran illegalmente per poi camminare per tre giorni e tre notti e, al termine, arrivare in Turchia. Una volta là Abbas si è recato all’UNHCR (Ufficio dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati) che l’ha mandato in un campo profughi presente in Turchia. Abbas è rimasto nel Paese per quattro anni, vivendo in quattro campi profughi diversi. In ogni campo, doveva trovare un nuovo istruttore e una nuova piscina per gli allenamenti. Ormai, Abbas gareggiava a livello nazionale. In Turchia ha frequentato la scuola per un anno ma poi ha smesso, concentrandosi solamente sugli allenamenti di nuoto, trascorrendo tutto il suo tempo in allenamento, quindi avrebbe dovuto fare qualcosa con il nuoto o altrimenti non avrebbe avuto niente. Nel 2014, un signore americano ha aiutato Abbas finanziariamente mentre il governo turco avrebbe voluto che il ragazzo prendesse la cittadinanza turca e gareggiasse rappresentando il Paese. Abbas, tuttavia, ha rifiutato, desiderando andare in un luogo che gli permettesse di migliorarsi in toto, e non solo nel nuoto, perché “non potrò nuotare per sempre.”
Abbas è andato negli Stati Uniti. Quando gli è stato chiesto cosa vorrebbe fare in futuro, al momento Abbas è ancora focalizzato sul nuoto ma, sapendo appunto che non potrà nuotare professionalmente per tutta la vita, potrebbe diventare istruttore o realizzare il suo grande sogno di diventare un attore. “Mi prefisso sempre dei grandi obiettivi perché significa che devi lavorare duramente per farli diventare realtà e questo modella il tuo destino e ti fa diventare una persona migliore.”
Abbas ha imparato a guidare la macchina usando i piedi. “So che vengo dal basso quindi, anche se ci sono altri nuotatori che ammiro, mi reputo un modello per me stesso.”
Gli ho chiesto se ha un messaggio per le persone con disabilità o per chi deve affrontare gravi malattie, “Sii forte e continua a combattere, non ti arrendere mai. La vita è piena di sfide: o ti arrendi, o combatti.”
Ho anche colto l’occasione di chiedergli dell’Afghanistan per via del mio romanzo per ragazzi, il primo in inglese, “Letters from Afghanistan” (data di uscita, 11 settembre 2021, sarà scaricabile gratuitamente). Ho chiesto ad Abbas cosa vorrebbe che il mondo sapesse dell’Afghanistan. “Dall’interno, l’Afghanistan è un Paese in cui la maggior parte della gente desidera una vita pacifica. Dall’esterno, è un Paese pericoloso. Se posso fare qualcosa per portare dei cambiamenti positivi, specialmente per le persone disabili, mi piacerebbe farlo.”
Foto: Google. I diritti rimangono ai proprietari.
Abbas è andato negli Stati Uniti. Quando gli è stato chiesto cosa vorrebbe fare in futuro, al momento Abbas è ancora focalizzato sul nuoto ma, sapendo appunto che non potrà nuotare professionalmente per tutta la vita, potrebbe diventare istruttore o realizzare il suo grande sogno di diventare un attore. “Mi prefisso sempre dei grandi obiettivi perché significa che devi lavorare duramente per farli diventare realtà e questo modella il tuo destino e ti fa diventare una persona migliore.”
Abbas ha imparato a guidare la macchina usando i piedi. “So che vengo dal basso quindi, anche se ci sono altri nuotatori che ammiro, mi reputo un modello per me stesso.”
Gli ho chiesto se ha un messaggio per le persone con disabilità o per chi deve affrontare gravi malattie, “Sii forte e continua a combattere, non ti arrendere mai. La vita è piena di sfide: o ti arrendi, o combatti.”
Ho anche colto l’occasione di chiedergli dell’Afghanistan per via del mio romanzo per ragazzi, il primo in inglese, “Letters from Afghanistan” (data di uscita, 11 settembre 2021, sarà scaricabile gratuitamente). Ho chiesto ad Abbas cosa vorrebbe che il mondo sapesse dell’Afghanistan. “Dall’interno, l’Afghanistan è un Paese in cui la maggior parte della gente desidera una vita pacifica. Dall’esterno, è un Paese pericoloso. Se posso fare qualcosa per portare dei cambiamenti positivi, specialmente per le persone disabili, mi piacerebbe farlo.”
Foto: Google. I diritti rimangono ai proprietari.